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"Quando il senso del reale si capta in tutta la sua pienezza distinguendo perfettamente i particolari di ogni situazione, valutandoli in ogni angolazione, cercando, prima di trasferire i concetti nell'azione concreta, di rimuovere quanto più possibile la fatalità degli imprevisti, si è forse più saggi? L'ottimista è solo un superficiale che non riesce a centrare con esatta precisione gli aspetti della vita? O non è forse uno che, per un grande atto di clemenza divina nei suoi confronti o perché materializzato in un momento di euforia creatrice del Padre Eterno, riesce a liberare dalle inutili scorze di assillanti "perché" ogni atto, ogni evento, ogni pensiero accettandoli senza sezionarli, accogliendoli come amici, ospitandoli felicemente nel proprio io?"